Il decalogo del clown

Ciao Ragazzi,
qualche giorno fa ho trovato questo articolo all’indirizzo http://dottorcirillo.splinder.com/post/4754100
Vole scriverlo solo per farvelo leggere. 😀

Qual’è il vostro punto preferito?
C’è qualche punto che non condividete o con cui non siete d’accordo?

IL DECALOGO DEL TIRO – CLOWN

1. Sorriso ben in vista, naso bello rosso, ma soprattutto occhi bene aperti. Osservare. Cerchiamo di osservare e di porre la giusta attenzione a tutto ciò che combinano i clown che accompagnano. Ascoltiamo le loro parole. Osserviamo i loro gesti, i loro movimenti. Cerchiamo se possibile di sincronizzare il nostro cuore con il loro, e poi con quello del paziente.

2. Non dobbiamo essere né troppo invadenti né troppo riservati. In ospedale non conta chi appare di più, chi fa di più, chi dice la battuta più simpatica, chi sa fare il palloncino più elaborato. La cosa più importante è il paziente che abbiamo di fronte, le sue emozioni e i suoi discorsi. Non passiamoci quindi davanti l’un altro e non temiamo, magari, di fare brutta figura. Ognuno di noi saprà sicuramente donare ciò che di più importate ha, in quel momento. E per il paziente, questo è il regalo più bello.

3. Facciamo quello che ci suggerisce il cuore. Impariamo ad ascoltarlo: lui saprà dirci chi siamo e cosa vogliamo.

4. Non creiamoci una maschera che nasconda il nostro io. Così rischieremmo di essere quasi finti, dei veri e propri pagliacci, ma i pazienti che incontriamo non sono un pubblico, non vogliono la maschera, bensì il nostro vero sorriso.

5. Mai girare con il naso rosso al collo, se si è all’interno di un ospedale, a meno che il pianto o la paura del paziente non lo richieda. Lasciamo al bambino qualcosa che ormai tutti sembrano volergli portare via: la fantasia. Lasciamo che fantastichi sul nostro aspetto, che magari ci prenda in giro, ma facciamogli capire che quel naso fa parte del nostro sorriso, e che noi forse vorremmo essere così per tutta la vita.

6. Guardiamo storto il clown che ci accompagna, se occorre. Si entra in ospedale in gruppo, in stanza in coppia, si condivide praticamente un’esperienza. E’ giusto quindi condividere anche le proprie paure, le perplessità, i momenti di panico e le gioie capitate. Cerchiamo di avere insomma fiducia l’uno dell’altro.

7. Non riteniamoci mai completi. Ogni bambino incontrato, ogni paziente visitato, aggiunge alla nostra persona un pezzettino, anche minuscolo, che prima mancava. Cerchiamo di aprirci a questa volontà dell’altro di farci sapere che è magari contento di averci conosciuto.

8. Non pensiamo di essere inadatti se una situazione ci meraviglia, o peggio, ci spaventa. Proviamoci ad assumere le nostre responsabilità, rischiamo anche se occorre, ma non fermiamoci al primo scalino incontrato. Non pensiamo di trovare sempre l’ascensore: a volte vale anche la pena faticare.

9. Innamoriamoci di una situazione, ma stiamo attenti a non subirla. Le spalle di ognuno sanno benissimo quanto peso esse possano sopportare. Cerchiamo di non appesantirle ulteriormente, solo perché siamo vestiti da dottor clown.

10. Non facciamo miracoli, ma aiutiamo a viverli.


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Commenti

10 risposte a “Il decalogo del clown”

  1. Avatar GelsoFra
    GelsoFra

    Devo dire un decagolo da stampare e attaccare in fronte al nostro armadietto, in modo da ricordarsi le cose fondamentali!!!

  2. Avatar Piccola
    Piccola

    Faccio il riassunto…

    occhi bene aperti,
    non invadenti, non passarci davanti
    sincronizzare il cuore=ascoltiamo CI (il nostro cuore E QUELLO DEGLI ALTRI)
    doniamo il nostro VERO sorriso
    condividiamo con i compagni cose storte e cose dritte
    non siamo mai arrivati e non arriveremo mai (l’ascensore si può fermare… meglio gli scalini!! il viaggio è più sicuro)
    Non subiamo le situazioni… le nostre spalle hanno un limite al peso da trasportare
    NON FACCIAMO MIRACOLI

  3. Avatar gir.martina
    gir.martina

    ogni tanto ci fa bene ripassare..!

  4. Avatar Dr.kangu
    Dr.kangu

    Il discorso è molto complesso e quasi filosofico…L’ospedale è un regno a se abitato da 2 specie di creature quelli che curanno e quelli che vanno curati….E un luogo dove regna la sofferenza e il dolore (per fortuna temporaneo),,I malati perdono il loro quotidiano nel istante che diventono ammalati e la “medicina ufficiale” fa quello che può per curarli….In questo contesto si infilanno degli alieni,a volte senza controllo violando involontariamente delicati equilibri..Ogni “intrusione” in reparto va ponderato nel profondo di noi stessi..il perchè siamo li….Stiamo per spezzare per un attimo quel mondo sospeso,ci immergiamo in quella valle di sofferenza e di buio con la nostra piccola candelina di luce e gioia per rallegrare qui luoghi per pochi istanti,semplicemente una brezza….Bisogna rispettare chi sta li e chi lavora li…I primi clowns dottori c’erano già prima di Patch lui è l’ideatore della Risoterapia….Infatti non c’era bisogno di strumenti reali bastava un camice e un naso rosso e la nostra presenza.non c’era bisogno di stupire…palloncini non sono da ospedale(hanno rumore quando scoppiano ,i bimbi li mettono in bocca e poi rimangono in camera per essere poi buttati via degli OSS arrabbiati)..lo sò palloncini e caramelle sono il nostro forte,ma servano realmente a strappare un sorrissso??? A volte basta il nostro solo ingresso in camera che ai bimbi gli si inlluminano la faccia…e non hai fatto niente se non di essere li….Non vanno eccitati o sekerati quello lo faremo quando saranno dimessi….Mi fermo qui per una discussione di fronte ad una birra ….Scusate il lamento di un vecchio clown demente

  5. Avatar Dr.kangu
    Dr.kangu

    Vi mando i codici deontologici per
    VOLONTARIO DEL SORRISO E DI CLOWN DOTTORE dell’asssocciazione
    ! RIDERE PER VIVERE !

    PREMESSA di Leonardo Spina
    Quello che qui si propone e’ una possibilità, un riferimento sicuro, uno spunto d’affetto cui fare ritorno ogni qual volta ci si sentisse troppo coinvolti, troppo indaffarati, troppo impulsivi o solo troppo stanchi per regalare al mondo il proprio io migliore.
    Per questo vogliamo condividere le nostre intenzioni, i nostri obiettivi comuni, quello che ci proponiamo tenacemente di essere tentando di gettare il cuore oltre l’ostacolo, sempre.
    Il volontario del sorriso ed il Clown Dottore di ! Ridere per Vivere ! nutrono dentro di se’ AMORE che donano e dedicano agli altri con delicatezza e semplicita’…
    …sentono di appartenere ad un gruppo nel quale mettono a disposizione il loro sapere per farne tesoro ed uso collettivo e per poter crescere insieme…
    …lavorano con il gruppo e per il gruppo con umilta’, empatia e tolleranza comunicando serenamente le proprie opinioni e trovando soddisfazione personale nelle attivita’ che sono frutto di lavoro collettivo…
    …l’importanza delle attivita’ che svolgono permettono loro di riuscire a distinguere e scindere le dinamiche di gruppo da quelle personali…
    …si sentono veicolo di emozioni positive che distribuiscono con naturalezza ed equilibrio…
    …si sentono liberi da condizionamenti, dalla paura del giudizio degli altri, dal bisogno di essere perfetti e di essere approvati…
    …ascoltano e “sentono” il contesto che volta per volta gli si presenta e adottano l’atteggiamento migliore di fronte ad esso…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore sono sorriso e operano per mezzo del buonumore in ambienti disagiati.
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore offrono la propria disponibilità pratica che si impegnano a rispettare…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore si innamorano inevitabilmente di un reparto in particolare, ma hanno la generosità di andare là dove serve…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore si innamorano inevitabilmente di un compagno in particolare, ma lavorano con tutti e favoriscono un circolo d’amore allargato…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore in fase di tirocinio si affidano all’esperienza di chi gli si propone come “riferimento”…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore sono liberi di proporre idee che saranno valutate insieme alla commissione volontari per l’uno o all’assemblea per l’altro.
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore capiscono il valore della divulgazione di un ideale: per questo aderiscono ad attività collaterali (stand, manifestazioni, conferenze, eventi) con la stessa tenacia con cui vanno in ospedale…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore sono disponibili a lasciare traccia del loro operato aderendo alla proposta di compilare delle “schede” che saranno memoria e testimonianza del loro impegno, intervento per intervento…
    …il volontario del sorriso ed il clown dottore rispettano gli appuntamenti associativi mensili ritenuti un forte momento di condivisione e confronto…

    CODICE DEONTOLOGICO DEL VOLONTARIO DEL SORRISO

    Articolo 1
    Il Volontario del sorriso è un operatore volontario di “Ridere Per Vivere”. Egli riceve da “Ridere Per Vivere” una formazione specifica mirata all’intervanto nell’ambiente socio-sanitario, per arricchire le proprie potenzialità ed esprimerle al meglio nel rispetto di tale ambiente e di chi a vario titolo vi si trova.
    Tale formazione prevede nozioni teoriche (gelotologia, psicologia dell’età evolutiva, psicologia relazionale, intercultura, sociologia dell’ospedale) nonché, naturalmente, una parte artistica (“morbida” sculture di palloncini, improvvisazione teatrale, ecc..).

    Articolo 2
    In ospedale il Volontario del sorriso compie interventi relativi alle sue competenze gelotologiche. E’ presente in reparto per aiutare ad alleviare il disagio fisico e psicologico del bambino e dei suoi cari, a migliorare l’atmosfera dei reparti e dell’ospedale stesso, considerati come comunità.
    Il Volontario del sorriso agisce sempre nel rispetto del lavoro dei medici e dei paramedici.

    Articolo 3
    Il Volontario del sorriso non opera mai da solo, ma rigorosamente in piccoli gruppi. In contesti socio-sanitari (che per proprie caratteristiche lo consentono) agisce con gruppi di persone, mediante l’animazione: favorisce, cioè, l’espressione della comicità e dell’umorismo delle persone del gruppo.

    Articolo 4
    Il Volontario del sorriso è responsabile delle sue azioni in ospedale. Esegue i suoi interventi nel rispetto della dignità, della personalità e dell’intimità del bambino e della sua famiglia.Effettua tutti gli interventi con la stessa coscienza morale, indipendentemente da quali possano essere l’origine della persona, il sesso, la nazionalità, la religione, le abitudini, la situazione famigliare, l’ambiente sociale, l’educazione, la malattia.Anche se viene richiesta la sua opinione, si astiene da qualunque osservazione che potrebbe essere inadeguata e presta attenzione a non fare allusioni destabilizzanti sulle proprie origini, abitudini, convinzioni religiose e politiche.

    Articolo 5
    Il Volontario del sorriso deve rispettare il diritto alla discrezione delle persone che incontra. Deve saper essere discreto rispetto a ciò che gli è stato eventualmente confidato, ma anche a quello che ha visto, letto, sentito, constatato o capito sull’identità e lo stato di salute dei bambini.La discrezione si impone dentro e fuori dell’ospedale.

    Articolo 6
    Il volontario del sorriso, durante tutto il suo percorso, ha costantemente la possibilita’ di far riferimento alla commissione volontari.

    Articolo 7
    Il volontario del sorriso propone un’immagine di sè delicata e colorata: per il suo costume preferisce colori pastello alle tinte forti, non utilizza materiale industriale (parrucche, maschere, occhialoni, cappelli giganti…) e anche il suo trucco sottolinea in lui la dolcezza dei tratti del viso ma non ne appesantisce l’immagine. Infatti il suo principale strumento di approccio è la dolcezza.

    Articolo 8
    Il volontario del sorriso ha una sua specifica identità che lo rende altro rispetto al clown dottore. Condivide col clown la maschera più piccola del mondo (il naso rosso) perché ad unirlo al clown è un ideale comune: il valore della risata.

    Articolo 9
    Per garantire la qualità degli interventi, il Volontario del sorriso aggiorna e perfeziona le proprie conoscenze artistiche e teoriche attraverso incontri di “ritorno in formazione” che “Ridere Per Vivere” organizza con cadenza periodica per tutti i suoi volontari, nonché mediante libere iniziative di gruppo.

    Articolo 10
    Il volontario del sorriso è sempre attento alla sicurezza del bambino. Non deve metterlo in posizione di pericolo con le proprie azioni.

    Articolo 11
    Il volontario del sorriso rispetta il regolamento interno, le norme di igiene e di sicurezza del reparto e dell’ospedale.

    Articolo 12
    Il volontario del sorriso rimane neutrale riguardo a disservizi nell’ospedale, proteste riguardanti il reparto, problemi del personale o di gestione, fatti salvi i casi in cui questi fatti siano moralmente esecrabili e/o assumano una dimensione penale.

    Articolo 13
    Il volontario del sorriso non accetta né chiede mai un compenso o una mancia in denaro per gli interventi in ospedale. Sempre nello stesso non può dedicarsi né partecipare a operazioni promozionali o a distribuzioni di oggetti a fini di lucro.

    Articolo 14
    Il volontario del sorriso, anche in virtù della sua continua formazione ed evoluzione, può operare, pur mantenendo e perseguendo le stesse identiche finalità, in qualunque altra realtà sanitaria (o non) diversa dall’ospedale e con persone di qualsiasi età e condizione.Perciò quanto esposto negli articoli precedenti circal’operato del volontario del sorriso in Ospedale è da intendersi valido ed adattabile per ogni altro contesto a Lui affine, come Centri Diurni, Residenze Protette, contesti sociali, scuole.

    CODICE DEONTOLOGICO DEL CLOWN DOTTORE
    Articolo 1
    Il Clown Dottore è un professionista retribuito da “Ridere Per Vivere”. In occasioni specifiche opera anche in regime di volontariato.Egli riceve da “Ridere Per Vivere” una formazione specifica mirata al lavoro nell’ambiente socio-sanitario, per arricchire le proprie potenzialità ed esprimerle al meglio nel rispetto di tale ambiente e di chi a vario titolo vi si trova.Tale formazione prevede nozioni teoriche (gelotologia, psicologia dell’età evolutiva, psicologia relazionale, psicologia dell’ospedale, igiene e procedure ospedaliere, intercultura, sociologia dell’ospedale) nonché, naturalmente, una parte artistica (“morbida” clowneria, micro-prestidigitazione, micro-giocoleria, improvvisazione teatrale, uso del burattino, elementi di musicoterapia ecc..).

    Articolo 2
    In ospedale il Clown Dottore compie interventi relativi alle sue competenze gelotologiche.E’ presente in reparto per aiutare a gestire meglio il disagio fisico e psicologico del bambino e dei suoi cari, a migliorare l’atmosfera dei reparti e dell’ospedale stesso, considerati come comunità. In questo, e sulla scorta della letteratura scientifica che attesta le potenzialità salutari delle emozioni positive, il suo è un intervento terapeutico, complementare agli altri già in atto.Il Clown Dottore agisce sempre nel rispetto del lavoro dei medici e dei paramedici.

    Articolo 3
    Il Clown Dottore non interviene mai da solo, ma rigorosamente in coppia.

    Articolo 4
    Il Clown Dottore è responsabile delle sue azioni in ospedale. Esegue i suoi interventi nel rispetto della dignità, della personalità e dell’intimità del bambino e della sua famiglia.Effettua tutti gli interventi con la stessa coscienza professionale, indipendentemente da quali possano essere l’origine della persona, il sesso, la nazionalità, la religione, le abitudini, la situazione familiare, l’ambiente sociale, l’educazione, la malattia.Anche se viene richiesta la sua opinione, si astiene da qualunque osservazione che potrebbe essere inadeguata e presta attenzione a non fare allusioni destabilizzanti sulle proprie origini, abitudini, convinzioni religiose e politiche.

    Articolo 5
    Il Clown Dottore deve rispettare il segreto professionale e le informazioni confidenziali. Il segreto riguarda ciò che gli è stato confidato, ma anche quello che ha visto, letto, sentito, constatato o capito sull’identità e lo stato di salute dei bambini. La discrezione si impone dentro e fuori dell’ospedale.

    Articolo 6
    Il Clown Dottore deve conoscere di volta in volta, sempre nel rispetto del segreto professionale, l’evolversi delle degenze. Deve essere adeguatamente informato circa lo stato clinico ed emotivo in cui trovano i piccoli pazienti, con particolare attenzione a casi distinti che potrebbero non giovarsi del suo intervento o addirittura richiederlo con maggior impegno e concentrazione.
    Tutto questo può avvenire solo tramite uno stretto contatto del Clown Dottore con l’équipe sanitaria e, se presenti, le componenti scolastiche, in brevi momenti informativi che necessariamente precedono l’intervento in corsia e che lo mettono in grado di scegliere in maniera flessibile e rapida, quale può essere il tipo di intervento da mettere in campo con i singoli bambini.

    Articolo 7
    Il Clown Dottore in contesti socio-sanitari (che per proprie caratteristiche lo consentono) agisce anche con gruppi di persone, mediante la comicoterapia attiva: favorisce, cioè, l’espressione della comicità e dell’umorismo delle persone del gruppo.

    Articolo 8
    Se gli viene richiesto, l’artista può intrattenere relazioni professionali ed amicali con il bambino e la famiglia fuori dall’ospedale, presso il domicilio, per un’eventuale continuità metodologica, consultandosi con il supervisore psicologico dell’Associazione ed informando i responsabili del reparto della continuazione dell’intervento in altra sede.

    Articolo 9
    Per garantire la qualità degli interventi, il Clown Dottore aggiorna e perfeziona le proprie conoscenze artistiche e teoriche attraverso incontri di “ritorno in formazione” che “Ridere Per Vivere” organizza con cadenza bimestrale per tutti i suoi Clown Dottori, nonché mediante libere iniziative personali.
    Allo stesso fine, e per tutelare il proprio equilibrio psico-fisico, il Clown Dottore è tenuto a frequentare incontri, supervisionati da uno psicoterapeuta perfettamente a conoscenza della realtà e delle dinamiche in questione, con gli altri Clown Dottori di “Ridere Per Vivere” operanti nello stesso micro-territorio.

    Articolo 10
    Il Clown Dottore è sempre attento alla sicurezza del bambino. Non deve metterlo in posizione di pericolo con le proprie azioni.

    Articolo 11
    Il Clown Dottore rispetta il regolamento interno, le norme di igiene e di sicurezza del reparto e dell’ospedale.

    Articolo 12
    Il Clown Dottore rimane neutrale riguardo a disservizi nell’ospedale, proteste riguardanti il reparto, problemi del personale o di gestione, fatti salvi i casi in cui questi fatti siano moralmente esecrabili e/o assumano una dimensione penale.

    Articolo 13
    Il Clown Dottore non accetta né chiede mai un compenso o una mancia in denaro per gli interventi in ospedale. Sempre nello stesso non può dedicarsi né partecipare a operazioni promozionali o a distribuzioni di oggetti a fini di lucro.

    Articolo 14
    Il Clown Dottore, anche in virtù della sua continua formazione ed evoluzione, può lavorare, pur mantenendo e perseguendo le stesse identiche finalità, in qualunque altra realtà sanitaria (o non) diversa dall’ospedale e con persone di qualsiasi età e condizione.
    Perciò quanto esposto negli articoli precedenti circa il lavoro del Clown Dottore in Ospedale è da intendersi valido ed adattabile per ogni altro contesto a Lui affine, come Centri Diurni, Residenze Protette, contesti sociali, scuole, corsi per formatori ecc…

  6. Avatar elena-trilly
    elena-trilly

    Sono tutti punti importanti che io condivido in pieno, ma, secondo me, c’è un’altra cosa molto importante che a noi dr. clown rimini manca e cioè sentirci tutti parte di un gruppo. A tal proposito vi invio un pensiero sempre del Dr Cirillo:

    Ai dottor clown devo riconoscere una cosa importante.
    Non manca mai l’occasione per parlare.
    Che di questi tempi e a questa età non è una poi tanto scontata come cosa.
    E’ vero: non abbiamo ancora una sede definibile sede. Ma una tavola rettangolare su cui poggiare blocchetti degli appunti e dolcetti vari.
    Non abbiamo nemmeno quello che potrebbe risultare essere un calendario fisso, sebbene ci si incontri almeno una volta al mese con tutti i soci e almeno una volta al mese con il cosiddetto “direttivo”, per fissare, scegliere, discutere, condividere, segnare e confermare.
    Questi appuntamenti attorno al tavolo, e qui mi allineo con la politica del nostro subcomandante Cannuccia, li ritengo fondamentali e soprattutto necessari per portare avanti quel che in fondo è pur sempre un’associazione con tutti i crismi. Al di là dei vari “cazzo, stasera non posso, che c’ho il lavoro” oppure “non ce la faccio proprio a venire domani, troppi impegni”. Succede a tutti, succede al tutto.
    E fin qui ci si siamo.
    Il tavolo è molto largo, a vederlo da qui.
    Largo, ampio, tondo, tanto che intorno a lui ci si siede in tanti. Si parla, si propone, ci si sofferma anche sui propri malesseri, si cerca a volte persino una mano. Insomma, ci si rivela. E’ successo spesso, soprattutto in alcune situazioni speciali, anche intime, sebbene intorno ci fossero trenta persone, che il naso rosso per un attimo si rovesci, come una boccetta d’inchiostro, e tutto si riversi su quel foglio chiamato fiducia, macchiandola e lasciando che il fiume delle emozioni scorra per un po’, fino ad arrivare ai margini.
    E’ successo a me. E’ successo a tanti. E’ successo al tutto.
    E anche fino a qui mi sembra che ci siamo.
    L’aver fiducia di un gruppo è una scelta di maturità.
    Scontato,banale,a volte però le cose più sono banali e scontate, più si fa fatica, forse a recepirle.
    Non possiamo dire che siamo tutti amici, fratelli, sorelle…come clown.
    Siamo un gruppo. Un bel gruppo di persone, pure queste belle, che condividono situazioni, esperienze, e come si è detto fin dall’inizio, discorsi e parole. Più o meno come gli amici. Ma è ovvio che non si potrà legare proprio con tutti tutti, anche se ci si impegna in tale obbiettivo e si cerca di dare man forte al proprio porsi in relazione con l’altro.
    La considerazione a cui volevo giungere, quest’oggi, era più o meno questa. Se non ci si fida del gruppo, delle persone che lo compongono, che lo animano, che lo rendono speciale, ognuna con la sua diversità, il suo modo di agire, il suo modo di alzarsi la mattina, si rischia di non riuscire mai a viverlo come gruppo, ma come un insieme di persone, che a poco a poco, si distanzia, si fa sempre più lontano.

    Fiducia!

    Ci si può anche incazzare con il gruppo, se si ritiene necessario.
    Lo si può anche mandare affanculo.
    Si può anche sentirsi incompresi, a volte mal interpretati.
    Però.
    C’è sempre quella fiducia di fondo che rompe.
    Che come un chiodo ci deve pungolare, perché se la perdiamo, rischiamo non soltanto di buttare via una bella cosa, una di quelle che ti capitano magari una volta nella vita, ma anche di lasciare il gruppo di stucco, con un grosso punto di domanda, con una sedia vuota: ne abbiamo parlato abbastanza?

    Dalle parole, intorno ad un tavolo, alla fiducia, fiducia in un gruppo di cui si è deciso prendere parte. Credo sia un percorso bello da fare. Che abbiamo conciato già da piccoli, quando ci hanno inserito prima in una famiglia, poi in una classe, poi in un’aula ancora più grande. C’è chi poi ci riesce persino in chiesa, chi sul posto di lavoro. Chi nello spogliatoio di una squadra, chi in un gruppo di volontari. Chi in un cerchio, chi disteso tra decine di tappeti.

    Cirillo

  7. Avatar Dr. Zucchino
    Dr. Zucchino

    Grazie Trilly,
    sono senz’altro delle bellissime parole quelle che hai scritto e che hai anche riportato.
    A tal punto aprirò un topic + avanti proprio in merito. Cioè quanto ci sentiamo appartenenti al gruppo? cosa cambiereste per migliorare la cosa? Credete che ci sia bisogno di migliorare questo aspetto?

    PS.
    I commenti stanno diventando + lunghi del post… Che fico!!! :thumbup_tb:

  8. Avatar Dr:Kangu
    Dr:Kangu

    Delirio di un clown demente….Quando un’associazione vuole fare gruppo è la fine dell’associazione….L’associazione raccoglie persone con la voglia e la passione di fare ed è logico che un’affiattamento fra tutti e il gioco di squadra deve esistere.Il “vecchio” aiuta a far crescere il “giovane”..ma quando si inizia a confondere le emozioni coi sentimenti iniziano i guai…Si formano gruppi e sotto gruppi, coppie che vogliamo sempre lavorare insieme,ecc,ecc.ma in fondo va bene cosi…Purtroppo nelle associazione d’aiuto la vita media di un volontario è breve e se non gratificato ancora meno.E la gloria dell’associazione appoggia sullo zoccolo duro che macina turno dopo turno…Conoscersi è indispensabile,scambiare le opinioni e le sensazioni pure..ma serrare troppo i ranghi no…purtroppo la vita stessa dell’associazione appoggia sulla formazione e a volte se i nuovi il nostro futuro vedono un “gruppo” troppo gruppo si spaventa….ha ha…è solo un delirio…ha ha

  9. Avatar elena-trilly
    elena-trilly

    Io credo che,se sia io che zucchino abbiamo riportato delle parole scritte da chi fa parte di un altro gruppo di dr. clown da anni, forse non sono “deliri di un clown demente” ,forse sono considerazioni che dovrebbero farci riflettere e chiederci come mai la vita media di un volontario sia breve; forse proprio perchè non si riesce a fare gruppo.Far parte di un gruppo non vuol dire serrare i ranghi, questo lo fanno i militari per impedire al nemico di sfondare, ma noi non siamo un esercito e non vogliamo impedire ai nuovi clown di entrare anzi ,credo che più si darà loro la sensazione che siamo un gruppo affiatato e aperto ,pronto ad accogliere e soprattutto ad aiutare tutti quelli che vogliono diventare dr.clown più avranno voglia di entrare e sicuramente aumenterà la loro vita media come volontari Anche Leonardo Spina nella sua premessa dice fra le altre cose;
    …” il volontario del sorriso ed il Clown Dottore di ! Ridere per Vivere ! nutrono dentro di se’ AMORE che donano e dedicano agli altri con delicatezza e semplicita’…
    …sentono di appartenere ad un gruppo nel quale mettono a disposizione il loro sapere per farne tesoro ed uso collettivo e per poter crescere insieme…
    …lavorano con il gruppo e per il gruppo con umilta’, empatia e tolleranza comunicando serenamente le proprie opinioni e trovando soddisfazione personale nelle attivita’ che sono frutto di lavoro collettivo…”
    …l’importanza delle attivita’ che svolgono permette loro di riuscire a distinguere e scindere le dinamiche di gruppo da quelle personali…
    Tutti noi siamo fatti , nella nostra diversità , di emozioni e di sentimenti che si sviluppano da piccoli e che da adulti impariamo a gestire; il confine fra emozione e sentimento è molto sottile! L’emozione ,per definizione ,è una reazione improvvisa ad uno stimolo, il sentimento, per definizione, è un’emozione che è possibile comunicare ,come l’amore, l’amicizia, la rabbia, la nostalgia… e tutto questo fa parte dell’essere persone .
    Vorrei aggiungere anche un’altra cosa, riguardo al modo di comunicare in un blog che chiunque può leggere .Secondo me è fondamentale essere consapevoli del potere suggestivo delle parole e non bisognerebbe mai dimenticare che” ciò che è espresso è impresso”e ciò significa che ,nel preciso istante in cui pronunciamo una parola ,creiamo nella mente dei nostri interlocutori l’immagine del significato della parola,cioè la parola tende a creare rappresentazioni mentali e le immagini mentali sensazioni ed emozioni.Qualunque opinione si abbia su coloro che la pensano diversamente da noi non bisognerebbe mai denigrarlo o erigersi a giudice sentendo di avere la verità in tasca. Bisognerebbe fossimo tutti consapevoli della necessità di un miglioramento disponendoci mentalmente ad un piacevole confronto con noi stessi e con gli altri, facendo proprio il detto latino”paratus semper doceri” (sii sempre pronto ad imparare). Un bacio a tutti! Elena-trilly

  10. Avatar admin
    admin

    Sto quasi pensando di dare l’incarico di scrivere gli articoli per il blog alla Trilly e a Kangu.
    Io scrivo 2 righe e sono stanco… mamma mia!!! :laugh_tb:

    Il post sta prendendo degli ottimi spunti dai vostri commenti, commenti che trasformerò e rielaborerò in articoli nelle prossime settimane.
    Mi piace la frase di Trilly riguardo alla condivisione sul blog e alla verità in tasca. Sentiamoci liberi di scrivere, chiaro anche però che se uno mi scrive che desiderà mangiare i bambini mi vedo costretto a interdirlo!!!! :lol_tb: :jittery_tb:

    Vi chiedo inoltre di limitare la lunghezza dei vostri commenti. E non per questione di censura o che altro. E’ solo per incentivare la leggibilità. Frasi brevi, discorsi essenziali.
    Comunque sia, massima libertà di espressione.

    Buona notte a tutti. :bye_tb:

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